domenica 22 dicembre 2013

Poesie inedite




Il pesciaio

Sul pianale del piccolo furgone
portava pesce povero, Ciccillo,
per venderlo assieme a rari pesci,
un poco più pregiati, sui quali si posava
qualche mosca per fare, su tre ruote,
un giro del paese.


I giornalai

Stavano imbacuccati i giornalai
sotto l’orologio della porta a mare,
in due edicole simili a guardiole,
una alla destra e una alla sinistra
del tunnel del passaggio pedonale;
quello sulla destra  porgeva i quotidiani
ai nostalgici del fez e ai democristiani,
quello sulla sinistra porgeva i quotidiani
ai comunisti e ai compagni del garofano,
così non c’era confusione  in piazza 
e i voltagabbana  erano rarità.


Il postino

Col cappello di sbieco e la fronte
al vento, il borsone carico di posta
che saltava sul pancione ad ogni passo,
con la pioggia  o il sole o controvento,
saliva lento, lento.
Portava, nella parte alta del paese,
cartoline e  notizie, buone e brutte,
dentro a buste con su scritto, spesso,
solo il nome e il paese, ed era raro
che tornassero al mittente
per “ indirizzo insufficiente”.


Il calzolaio

Gli occhialini sulla testa calva,
lo sguardo basso a rifinire suole o tacchi,
non so se andò in pensione o s’ammalò;
manifesti mortuari non ne vidi,
certo è che il negozio restò chiuso
e la lampadina a penzolare dal soffitto
sotto al quale aveva lavorato chino:
ginocchia e piedi uniti a fare appoggio
a una scarpa rovesciata.


Il fabbro

Non ho mai visto le sue mani. Teneva guanti neri
e una maschera sugli occhi a difendersi dal fuoco.
Scintille sfavillanti svolazzavano nell’aria,
in quell’angolo di vicolo, alla fine di una corta
e antica scalinata, tra la chiesa e il panificio,
tra le donne con la sporta che camminavano
verso il pane quotidiano e  il pane consacrato,
mentre lui batteva il ferro piegandolo col fuoco.


I polpai

Nei pressi della piazza principale,
sul banco dismesso di una scuola,
posavano, i polpai, un aveggio*
in alluminio e  forchette grosse
in un bicchier d’acqua, poco chiara,
dove le riponevano  i clienti,
dopo aver gustato una grampia
riccioluta, uscita dalla pentola,
gocciolante sale e zenzero,  
quando le Asl non esistevano.

*pentola nella parlata elbana.

3 commenti:

  1. Incisiva come sempre. Un abbraccio (Maria Iervolino)

    RispondiElimina
  2. dei deliziosi bozzetti...
    AUGURI tanti
    lucetta f:

    RispondiElimina
  3. Grazie Maria e Lucetta! Tanti auguri di buon anno!

    RispondiElimina