sabato 29 giugno 2013

Claudio Damiani : ROSSO MOBBING di Sandra Palombo


ROSSO MOBBING, di Sandra Palombo

di Claudio Damiani


Volevo presentare alcuni testi di Sandra Palombo che vive all’isola d’Elba (beata lei) dove è nata, lavora nel Comune di Portoferraio dove si occupa di cultura e turismo, svolge inoltre ricerche storiografiche e, naturalmente, scrive poesie.
Ha pubblicato nel 2004 Iomare, e, nel 2006, Tautogrammi d’amore e d’amarore . Di quest’ultimo libro (i tautogrammi sono testi composti da parole tutte comincianti con la stessa lettera) m’ha colpito il bisogno di darsi a ogni parola un limite, come un sentiero di spilli su cui svolgere una danza aerea, un’urgenza, in tanto artificio, di naturalezza estrema, vivacità, vitalità che sprizza in queste poesie che raccontano, in un caleidoscopio di sfumature, l’amore e l’amarore, l’illusione e la disillusione, nel loro fronteggiarsi e ininterrotto inseguirsi, scavalcando gli ostacoli, sopportando gli spilli, fino a mimare il mistero, il sorriso ineffabile della vita.
Ritrovo tutto ciò anche in Rosso mobbing , il poemetto inedito che qui presento.


ROSSO MOBBING
di Sandra Palombo


Ribolle nella pancia, la rabbia
sbatacchia ferro contro ferro
con la speranza che Dike
oda l’urlo di impotenza
e si scagli su chi
mi vuole morta
per mobbing.

*

Da più d’un anno
l’ animo ulula alla luna,
ma, oggi, dal groppo
di tanti giorni tristi
ingoiati in solitudine,
è caduto un lamento
in una grafia stentata
ad allentare la stretta
e così sia.

*

Per vent’anni
non pronunciai parola
contro chi mi ha ferito,
- più d’un amante
andato via per sempre -
un mezzodì di giugno
quando cadde la stima
sul pavimento di graniglia
e i refoli sollevarono
una babele di linguaggi
a disincanto fatto nuvola
e la polvere, esperienza.

*
 
Fine settimana
Anche questa settimana è passata.
Nessuna novità sul fronte del lavoro.
C’è il sole e pochi turisti per strada.
Presto scivoleremo nel silenzio totale.
Il diminuire dei rumori va di pari passo con lo scemare della luce del giorno.
Settembre però è il periodo più bello.
L’aria è tersa, fa caldo e non c’è afa. Si dorme bene dopo pranzo.
Nel sogno salivo una scala che da una camera da letto portava al piano superiore per terminare su un varco, ad arco.
Chiunque poteva entrare in me e uscirne.
Ecco perché ho vissuto con la paura dentro.
Le ho salite una seconda volta, in compagnia di un’amica.
C’era la porta stavolta, ma tutti avevano la chiave.
Ho pensato che avrei dovuto cambiare il tamburo della serratura.
La casa, di campagna, stava in un grande giardino all’italiana con tanti alberi secolari e salici e lecci e sughere e viali di ghiaino con aiuole di rose, circondato a sua volta, da gialli campi di fieno tagliato che formava un tappeto ispido.
Sogno sempre case strane quando attraverso periodi di particolare tensione.
Case che hanno le fondamenta a falce di luna , come le barche, instabili e oscillanti, case buie sotterranee, case che ho poi rivisto nella realtà, case di campagna e case di città, case italiane e di paesi lontani.
La mia casa interiore non è solida e se colpita da fortunali, traballa e mi appare in sogno.
La più bella che ricordo è una piccola costruzione in pianura. Davanti all’entrata c’era un mare viola, una distesa di lavanda fiorita.
Il mio mare interiore sciaborda.
Ho due giorni di tempo per calmare le acque e recuperare.
Adesso sono stanca.
Quando entrai per la prima volta nell’edificio sede del mio ufficio, vi rimasi chiusa dentro.
Non mi sembrò di buon auspicio, ma non sono superstiziosa, anche se da bambina ripensai spesso a un accidenti inviato a mio padre. Lui stava rientrando a casa. Mamma mi portò via dai giardinetti dove giocavo. Dentro di me gli mandai un accidente. Qualche mese dopo babbo morì in un in un incidente sul lavoro.
Sorrido. Sensi di colpa, innocenti di un’infanzia finita troppo presto.
Il pensiero ritorna all’ufficio.
A che serve studiare e pensare con la propria testa?
Per anni ho lavoravo sodo, sono stata sempre disponibile, sono stata scema.
Per lo stipendio si deve lavorare. Non per altro.
Obbedienza e sottomissione serve, e anzianità di servizio.
Il resto solo parole…parole… parole volanti.
Il sole sta tramontando, l’aria è ferma , il mare una piana.
Spero stanotte di non sognare case.

*

Anche se nello stomaco
mi lima un rimbrotto
- è utile l’etica se riscuote il contrario? -,
nella laringe sigillo la rabbia
che vorrebbe gridare Ingiustizia!
Perderei il sole e il sorriso dei figli
pensando all’impiego passato, presente
e a quello futuro,
estraneo
quanto l’unghia di un pesce.

*

In questa stanza
che non sarà più mia
mi sento un foglio
di carta riciclata
accartocciato
nel cestino.

*

Sul binario di scambio
non riesce a stare ferma la mente.
Pensieri in catena
gonfiano l’ansia e s’incuneano,
come processionarie ai pini
nel ventre e nel cuore,
ora con rabbia, paura e tristezza
ora con fiori, colorati e odorosi.

*

Mi mandò, manager,
mendaci messaggi,
mi mortificò
mediante mansioni minori,
magistralmente
mi maltrattò molto,
moralmente.
Montò
malumore
malessere,
malinconia
mestizia.
Marcai malattia.
Meditai.
Morale:
Magistratura?
Macché!
Meglio minimizzare
muoversi, mutare mestiere
magari monotono,
ma meno molesto.


*
Nei tornanti interiori
onde morbide
striate di rosso
scolorano
la rabbia invasiva
che fa perdere
il sonno ed il senno.
Rosso era il mobbing,
rosacqua è la quiete.


 

2 commenti:

  1. complimenti, Sandra, davvero, per tutto quanto ho letto di tuo,fino a qui.
    Un abbraccio-fresco- ferragostano
    lucetta

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  2. Grazie Lucetta, è un onore per me questo tuo pensiero. Sandra

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